Casa S, Ostuni, Apulia


Casa S

Ostuni, Apulia

Architetto: Luca Zanaroli lucazanaroli.com

Il luogo si trova nella campagna tra Ostuni e Carovigno. Si tratta di un terreno agricolo (il classico uliveto) in lieve pendenza, con la preesistenza di una casedda ostunese, una sorta di “trullo” dalla struttura più semplice e compatta rispetto ai più noti di Alberobello, completamente abbandonato e pericolante.

La possibilità di recuperare il fabbricato esistente e di costruirne uno nuovo dove realizzare l’abitazione principale dei miei clienti, una coppia di Parigi innamorata della Puglia, è stata l’occasione di potermi confrontare ancora una volta col tema più volte esplorato in passato del rapporto tra contesto rurale pugliese/architettura tradizionale e nuove forme e linguaggi architettonici. Un tema a me caro con il quale cerco ogni volta, non senza difficoltà, di trovare nuove strade e approcci progettuali, ripartendo ogni volta da ciò che mi suggerisce il luogo con la sua luce, la sua conformazione, la sua atmosfera, in una parola il suo genius loci.

La cosa che mi ha colpito immediatamente è stata la particolare conformazione del terreno, leggermente digradante verso sud, che lasciava cogliere dalla posizione più alta del terreno uno scorcio intatto della campagna pugliese caratterizzata da ulivi, fichi d’india e muri a secco. Tuttavia, rispetto a situazioni più panoramiche e dominanti, questa leggera altura consentiva di percepire una porzione di territorio abbastanza esteso e allo stesso tempo “intimo”, racchiuso da limiti naturali come una sorta di quinta teatrale che definisce lo spazio senza limitarlo.

Ed è da questa posizione che ho voluto che la casa si aprisse verso l’esterno, e non solo verso sud ma anche verso nord, come se il paesaggio e la luce la potesse attraversare da una parte all’altra senza che lo sguardo incontrasse ostacoli. Volevo che a “limitare” la casa fosse solo il soffitto, che ho volutamente prolungato in modo “evidente” anche all’esterno con elementi aggettanti a sbalzo e rastremati verso l’alto così da accompagnare lo sguardo e aprire la vista verso il terreno circostante di cui anche il fabbricato antico ne è parte.

Questa scelta ha di fatto determinato anche la forma del fabbricato. Ad un unico piano fuori terra, è posizionato sul terreno in modo da formare, con il fabbricato esistente, una corte aperta a sud e a est.

Questa impostazione planimetrica è stata voluta anche per mettere in relazione spaziale e funzionale il fabbricato esistente (di cui ho mantenuto intatto l’aspetto) con il nuovo edificio. Da un lato ho cercato, quindi, di inserire in modo organico e armonico i nuovi volumi in un equilibrato rapporto tra “vuoti” e “pieni”, facendo attenzione a garantire le giuste distanze e altezze tra gli edifici con l’obiettivo di valorizzare al meglio il vecchio fabbricato quale memoria storica del luogo. Dall’altro lato garantire la connessione funzionale tra i diversi volumi attraverso la “corte giardino”, uno spazio “di relazione” anche funzionale, rispettando l’aspetto naturale e il carattere rurale del terreno e realizzando i collegamenti pedonali in una sorta di giardino-campagna nel quale mantenere inalterati gli elementi del paesaggio preesistente, a partire dagli alberi di ulivo.

Il nuovo edificio è stato inserito, senza modificare sostanzialmente l’andamento naturale del terreno, ad una quota più bassa rispetto al livello del piano di campagna del fabbricato esistente. Così facendo, il nuovo fabbricato non sovrasta in altezza quello esistente, ed è complessivamente ridotto l’impatto della nuova costruzione sul paesaggio circostante.

I volumi del nuovo fabbricato sono articolati e si adeguano all’andamento leggermente digradante del terreno, riducendo anch’essi il loro impatto visivo. Alcune porzioni del nuovo fabbricato sono state rivestite con materiale lapideo posato a secco, in modo da richiamare visivamente i muretti e i terrazzamenti circostanti.

Il nuovo edificio è composto da una zona giorno (soggiorno/pranzo/cucina) con annesso ripostiglio/dispensa e lavanderia, e una zona notte di due camere da letto ciascuna con proprio bagno in camera e un piccolo bagno di servizio per gli ospiti. Tutti gli ambienti principali hanno accesso diretto all’esterno e dall’esterno, in modo da fruire pienamente delle parti esterne direttamente connesse.

L’involucro edilizio, come già detto, del lato ovest della zona giorno e la quasi totalità della zona notte è rivestito con materiale lapideo di provenienza locale posato a secco fino all’altezza di oltre 3 metri per “richiamare”, seppur con un linguaggio contemporaneo, il trullo esistente con il suo basamento fatto di grandi conci di pietra. Le porzioni che si aprono a sud, invece, sono trattate con un intonaco di calce di colore bianco come nella tradizione locale. Questa soluzione consente anche di far percepire il fabbricato meno massiccio di quello che in realtà è, riducendo ulteriormente il suo impatto. La forma di questi due corpi di fabbrica inoltre è rastremata verso l’alto con l’inclinazione delle pareti perimetrali di circa 8 gradi, come vuole la tradizione locale per quanto riguarda le pareti posate a secco.

In questo modo, il diverso rivestimento dei volumi contribuisce a ridurre l’impatto complessivo dell’edificio, spezzando la continuità delle masse attraverso l’uso di un materiale diverso ma naturale che nel tempo assumerà quella patina definitiva che lo renderà pienamente integrato con il paesaggio circostante.

Gli infissi sono tutti realizzati in acciaio corten, materiale che per la sua robustezza e naturalezza ben si presta a garantire sicurezza, durevolezza e integrazione con il contesto.

Le aree esterne sono caratterizzate da terrazze e percorsi pedonali realizzati in pietra di cursi tagliata in formato quadrato di grande dimensione e accostato senza fuga.

Gli interni sono stati trattati con intonaci tradizionali in calce e tufo e il loro colore è naturalmente color sabbia, così come il pavimento in pietra leccese di tutta la casa. La scelta di utilizzare gli stessi materiali sia all’interno che all’esterno è dovuta alla volontà di dare continuità tra il dentro e il fuori e di amplificare l’effetto della luce brillante da sud, che non penetra direttamente all’interno solo grazie alle grandi pensiline che si proiettano all’esterno.